“L’amore rubato” di Dacia Maraini

Con la stoffa della grande scrittrice, nel libro pubblicato ad agosto 2012 per Rizzoli dal titolo “L’amore rubato”, Dacia Maraini si misura con un problema sociale di attualità e troppo spesso sottaciuto: le violenze domestiche sulle donne, dalle molestie ad episodi sempre più gravi e drammatici, il ferimento e la morte di compagne, mogli, amanti sempre amatissime da uomini malati, violenti, repressi, talvolta inconsapevoli, carnefici ai quali queste donne si legano, credendo di poterli salvare e redimere anche contro ogni evidenza.

Sono tutte donne e bambine, adolescenti e mature, vittime di stupri e torture, incubi e violenze fisiche e morali quelle che la Maraini ci sa raccontare senza enfasi o, tanto meno, retorica. Terribili, infatti, anche i ritratti degli uomini che si rendono protagonisti di simili efferatezze.

Il medico di guardia al pronto soccorso guarda fisso Marina negli occhi. Non è la prima volta che la incontra. Questa volta ha un braccio evidentemente rotto, delle ecchimosi sul corpo. Inutili le sue domande. Ogni volta è sempre la stessa risposta. Quel “Sono caduta dalle scale” che mette un muro tra i due interlocutori. Quel senso di impotenza che nessuno dei due riesce mai a togliersi di dosso. È evidente che qualcuno – probabilmente il suo compagno – la picchi. Marina giustifica l’aggressore. Il medico può solo incoraggiarla, spronarla a parlare. Il marito è un abile maltrattante e si presenta al mondo come il migliore degli uomini e tutti gli credono, l’assistente sociale forse è troppo inesperta per rendersi conto di quello che sta accadendo tra quelle pareti domestiche. Questa è solo una storia tra le otto che sono raccontate nel libro.

Storie di di violenza fisica e psicologica. Spesso sono le donne stesse a proteggere i loro carnefici. Sono vittime e non riescono a liberarsi dal loro giogo, dalla loro sudditanza psicologica. La Maraini ha dichiarato in più di una intervista di voler provare a rompere il muro di silenzio che avvolge queste donne. Donne le cui storie arrivano alla ribalta della cronaca solo quando si giunge all’epilogo più drammatico. Spaventosi anche i ritratti degli uomini che si rendono protagonisti di simili efferatezze. come il bel marito della diciassettenne Marina, segregata in casa e selvaggiamente percossa, che riesce con il suo sguardo affettuoso e il bell’aspetto a rassicurare l’assistente sociale venuta a casa, su segnalazione della polizia. “Le mie storie mettono in evidenza la parte oscura di un’educazione – ha raccontato la scrittrice durante un’intervista ad un noto quotidiano – modelli culturali ormai entrati in profondità, che portano gli uomini a pensare di possedere la donna che amano”. E’ la solitudine di troppe donne, consapevoli, colte, evolute, che una volta prigioniere di uomini amati, ma violenti, non riescono a sottrarsi a liberarsene.

Tutte le donne, e anche gli uomini, dovrebbero leggere questo libro per affrontare con coraggio mali profondi, per riconoscerli ed affrontarli prima che sia troppo tardi.

Come scriveva Hermann Hesse, “l’amore vuole soltanto amare” ed è ben lontano da qualunque forma di possesso.

L.P.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: