Legge sull’aborto: protestano le donne del Texas

Circa 600 marce in 50 Stati. Ma ora il caso è passato nelle mani della Corte Suprema conservatrice.

Il tema dell’interruzione di gravidanza è diventato caldissimo negli States dopo la legge entrata in vigore il primo settembre in Texas, la più restrittiva dell’intero Paese, che vieta l’aborto oltre la sesta settimana, anche a chi è rimasta vittima di stupro o incesto, e consente di citare in giudizio cittadini che aiutano ad abortire, con un passaggio in auto o taxi oppure offrendo sostegno economico.

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto la richiesta di bloccare l’entrata in vigore della nuova ed estremamente restrittiva legge contro l’aborto in Texas, che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza dopo sei settimane. Quelli che avvengono dopo sei settimane sono la maggioranza degli aborti, visto che prima spesso le donne non sanno ancora di essere incinte e non è nemmeno possibile riscontrare malformazioni negli embrioni.

Il Texas è il secondo stato più popoloso del paese, e uno dei più conservatori: la nuova legge sull’aborto è «la più restrittiva degli Stati Uniti», dice il New York Times.

Il cosiddetto ‘Heartbeat Act’ consente ad ogni cittadino di denunciare in tribunale i medici che praticano l’aborto dopo sei settimane, di fatto impedendo loro di operare le interruzioni di gravidanza e di fatto aggirando il diritto all’aborto sancito dalla storica sentenza della Corte Suprema del 1973.

Il Presidente Biden ha definito la legge estrema, aggiungendo che viola palesemente i diritti delle donne e danneggia in maniera significativa l’accesso delle donne alle cure mediche. Biden ha anche assicurato che la sua amministrazione proteggerà e difenderà i diritti costituzionali stabiliti dalla sentenza Roe contro Wade della Corte Suprema, e che aveva sancito il diritto delle donne di interrompere la gravidanza fino alla 22esima-24esima settimana.

In Messico invece le donne festeggiano in piazza.

Due Stati confinanti, due gruppi di donne che manifestano, due decisioni della Corte Suprema molto diverse: da un lato quella del Texas, negli Stati Uniti, dall’altro quella del Messico. A spingere le donne nelle piazze, però, c’è lo stesso motivo: la lotta per la libertà di decidere del loro corpo e di poter abortire legalmente.

In Messico, invece, dove l’aborto è illegale e punito con la reclusione, la Corte Suprema ha votato all’unanimità per depenalizzare l’IVG nello Stato di Coahuila e le donne sono scese in piazza a festeggiare. Due manifestazioni – di rabbia e di festa – e un filo che le lega.

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