Smart working e crisi, le donne rischiano un ritorno agli anni ’50

L’emergenza Covid-19 ha stravolto la vita nel pianeta, ma non i ruoli in famiglia. Anzi, ha esasperato gli squilibri.

Sulle donne è piombato un carico extra, mamma a tempo pieno, con le scuole chiuse, lavoratrice senza nemmeno la pausa caffè alla macchinetta, di nuovo casalinga. In casa ben oltre la fine del lockdown, e con il rischio per molte di restarci ancora.

Se si poteva sperare che gli uomini lavorando da casa comprendessero il peso delle fatiche domestiche e accettassero di condividerli di più, le prime indagini sembrano mostrare che non è successo», conclude la filosofa femminista francese Camille Froidevaux-Metterie. In pratica, più lavoro, più stress e fatica. «Un orribile ritorno alla tradizione», sentenzia la sociologa tedesca Jutta Allmendinger. Andremo indietro almeno di «tre decenni», è la sua previsione. Molto più indietro, ribatte Mona Küppers, presidente del Consiglio delle Donne tedesche, un’associazione di oltre 60 organizzazioni femminili. C’è il pericolo di ritrovarsi tutte «con i ruoli degli anni 50». 

Con qualche elettrodomestico in più.

Lei cucina, stira, passa l’aspirapolvere, aiuta i figli con i compiti e in più dentro casa ha l’ufficio. Ma non riesce a tenere il ritmo di prima.

E in Italia? «Si rischia un passo indietro spaventoso» sostiene Azzurra Rinaldi, docente di economia politica alla Unitelma della Sapienza. «Senza welfare aziendale e pubblico, in questa situazione si rafforza ancora di più il modello mediterraneo con le donne che si fanno carico dell’80% del lavoro di cura. Se meno donne torneranno a lavorare ci sarà una contrazione dei servizi di cura appaltati all’esterno, quasi sempre ad altre donne. Un circolo vizioso che può avere effetti esplosivi. Senza contare che altri prenderanno i posti lasciati dalle donne. Il nostro paese ha investito sulla formazione di metà della popolazione che sta lasciando indietro».

Così tra una call e l’altra, tra un pasto da preparare e una lavatrice da stendere, su una fetta importante della popolazione (in larga parte femminile) è tornato a gravare il peso del focolare e della cura dei soggetti più deboli. Se da un lato, quindi, potrebbe essere utile chiedersi quanto si fosse realisticamente lontani dalla parità di genere prima della pandemia, dall’altro è fondamentale strutturare il dopo per far sì che questa parità si attui una volta per tutte.

 

Avv. Rossana Caudullo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: