AAA: diritti delle donne cercansi, dall’Italia al Qatar

Non sono bastate le dichiarazioni della imprenditrice Elisabetta Franchi a farmi ribollire il sangue, c’è voluta la notizia appresa stamane a farmi andare in escandescenze. La stilista è finita nella bufera per aver dichiarato: “Quando metti una donna in una carica molto importante, poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe tempo e denaro e se ti viene a mancare è un problema. Da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini. Ho messo donne (nell’azienda) ma sono ‘anta’. Diciamo ragazze cresciute – ha proseguito – che se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto, se dovevano divorziare lo avevano già fatto, sono al terzo giro di boa”. Franchi ha chiuso affermando: “Io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa e lavorano h24, questo è importante”.

In due minuti di intervista sono andati a farsi benedire decenni di lotte per l’uguaglianza e per i diritti delle donne. La Franchi, ovviamente, si è giustificata dicendo di essere stata fraintesa. Ha poi puntualizzato al giornalista del Corriere della Sera che la intervistava: “Non accetto strumentalizzazioni: sono una donna imprenditrice a capo di un’azienda da 131 milioni di fatturato e che ha portato avanti anche la famiglia, con grande fatica. Ho cercato di dare una risposta all’assenza di donne nelle posizioni gerarchiche nella moda: la conclusione è che donne dirigenti nel nostro ambiente non ne esistono, perché nel momento in cui una trentenne si assenta per maternità non ritrova la posizione che aveva lasciato. E questo perché da noi lo Stato non riesce a dare il sostegno che c’è altrove”.

Su questo ha ragione, è vero. Però lei da donna si adegua passivamente allo status quo, non si attiva per appoggiare una giusta causa e lottare contro le disuguaglianze, non prova a cambiare una società patriarcale e a sradicare gli stereotipi, ma li accetta e li alimenta.

Stamattina, mentre ascoltavo la radio sulla strada per andare in Tribunale, ho sentito che in Qatar una giovane turista è stata violentata, ma dopo aver denunciato la violenza è stata accusata di adulterio. Vittima per ben due volte.   Dopo il danno, la pena e probabilmente anche la beffa. La turista olandese aveva passato la serata in un hotel della capitale dove si servono alcolici, ma dopo aver bevuto un sorso del suo drink si è subito sentita male e ha capito di essere stata drogata. La mattina seguente si è resa conto di essere stata violentata e ha denunciato immediatamente. Ma oltre ad attivare la polizia perché andasse in cerca dello stupratore, la chiamata ha avuto anche l’effetto di attivare un procedimento contro la ragazza, che è stata arrestata e incarcerata lo scorso marzo e adesso rischia di essere accusata di adulterio, considerato un crimine molto grave in Qatar. È stato arrestato anche l’uomo accusato di stupro, che però continua a ripetere che il rapporto sessuale è stato consensuale. Un portavoce del Ministero degli Esteri svedese ha spiegato che la giovane non è stata ancora accusata di nulla e che è stata assistita dall’ambasciata sin dalle prime ore dopo il suo arresto. Oltre all’accusa per adulterio, punibile con la flagellazione o la lapidazione, la donna rischia di essere incriminata per aver consumato alcol, illegale in Qatar anche se alcuni alberghi sono autorizzati a servirlo agli stranieri. Tre anni fa, negli Emirati Arabi Uniti una turista norvegese aveva subito violenza sessuale da un collega di lavoro durante una missione a Dubai, e, malgrado l’avessero sconsigliata dal farlo, lo aveva denunciato alla polizia. Risultato: è stata condannata a 16 mesi di reclusione per aver bevuto alcol e aver fatto sesso extraconiugale, nonostante avesse denunciato di essere stata violentata. Le fu poi concessa la grazia e tornò in Norvegia. Una storia da incubo in cui si aggiunge violenza alla violenza, e dove l’abuso, la discriminazione e l’ignoranza fanno da padrone.

Avvocata Rossana Caudullo

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