Congresso di Verona, uno scontro di civiltà

Nell’austero Palazzo della Gran Guardia dal 29 al 31 di marzo si sono  riuniti  i pro-family, con Matteo Salvini, Antonio Tajani, il ministro per la famiglia,  Lorenzo Fontana, il ministro per l’istruzione Marco Bussetti  e tutti gli ospiti provenienti da ogni parte del mondo che si distinguono per posizioni radicali e spesso duramente punitive contro ogni “diversità” (e contro le donne), per “affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”

di Rossana Caudullo

Il Congresso sulle famiglie è stato bocciato anche dall’ Università. La comunità scientifica dell’ università di Verona leva gli scudi contro il Congresso mondiale delle famiglie

I professori universitari di Verona  hanno firmato in 160 un manifesto contro le “mistificazioni” del Congresso “espressione di un gruppo organizzato di soggetti che propongono convinzioni etiche e religiose come fossero dati scientifici”.

Un documento sottoscritto da 350 docenti e ricercatori dell’Università di Verona e di altre città d’Italia rileva la mancanza di scientificità nelle posizioni sostenute dagli organizzatori del discusso Congresso delle famiglie . 160 firme iniziali, diventate in poche ore 350, contro le “mistificazioni” del Congresso

Tra le posizioni più contestate ci sono l’aborto visto come omicidio e la negazione della parità uomo-donna: “il lavoro fuori casa della donna è causa del calo demografico” è uno dei punti più criticati. C’è poi il tema dell’omofobia: i relatori sono apertamente ostili ai diritti lgbtq e c’è perfino chi sostiene leggi per punire i gay con la pena di morte, come Lucy Akello. Tra le presenze più discusse c’è lei, la parlamentare ugandese che avrebbe appoggiato una legge per opprimere e uccidere gli omosessuali. 

Siamo in un nuovo Medioevo!

Non solo il mondo accademico è contro il congresso di Verona .Anche migliaia di cittadini  si sono ribellati contro questa nuova restaurazione del dominio maschile sulla donna.  In 141 mila hanno firmato sulla rete All Out per chiedere alle Istituzioni di ritirare tutti i patrocini al Congresso mondiale delle famiglie: il contestato logo del patrocinio del Consiglio dei ministri è stato rimosso solo negli ultimi giorni, ma restano gli altri, quello del ministero della Famiglia e quello delle regioni leghiste Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Intanto, decine di pullman e treni sono arrivati in città per il corteo organizzato da “Non una di meno”:. Un vero e proprio fiume fucsia,le femministe di non una di meno insieme ad altre associazioni che hanno manifestato per una società che non ritorna indietro su principi fondamentali.   Un altro appuntamento si è tenuto presso  l’Accademia dell’Agricoltura, Scienza e Lettere, per l’incontro “Italia laica, Verona Libera”: hanno aderito tante associazioni, collettivi e realtà, dall’Uaar a tutti i gruppi lgbtq. Amnesty International ha definito il meeting un “evento ostile ai diritti umani”.

«Siamo qui – ha spiegato Livia Turco – per ribadire la volontà di libertà femminile che non è libero arbitrio, è la rivendicazione della differenza dei nostri corpi. L’errore che abbiamo commesso e che dico alle donne delle nuove generazioni di non fare è che siamo state troppo timide e abbiamo lasciato agli uomini l’autorevolezza».

Il congresso di Verona sulla famiglia si può definire un attacco alla libertà,alla famiglia e alla libertà di educazione

 

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