Ma quanto ci hanno danneggiato quelle favole che ci hanno raccontato da bambine?

Quanti cartoni animati hanno enfatizzato la figura del principe azzurro? Quante storie ci hanno raccontato da piccole in cui la cosa più importante per una donna era incontrare qualcuno che, con grande slancio e coraggio, finalmente si prendesse cura di noi, povere ed indifese donne, non in grado di badare a noi stesse? “Perché una donna ha bisogno di uomo!” ci dicevano le nostre care nonne.

Era un fatto culturale: una donna non può stare senza un uomo, è così! E si cresceva pensando che la cosa più bella che potesse capitare ad una ragazza fosse proprio trovare il suo bel principe, che, come accadeva in ogni favola di tutto rispetto, salvasse la propria amata. Io stessa ricordo bene un episodio: ero impegnata a fare formazione sull’educazione di genere in una classe di 5 elementare (perché sì, si deve iniziare fin da subito! E non per opzione, ma per necessità) e un gruppetto di bambine, durante un gioco, si spartivano i ruoli. I più contesi erano proprio quelli delle principesse: “Io faccio Cenerentola…io Biancaneve…io la bella addormentata nel bosco”! Perché si, era affascinante sognare quell’attimo in cui si è salvate dal pericolo, in cui si sogna che quel qualcuno si prenda cura di te, in cui si spera con quanta più forza possibile che qualcuno ti salvi da una famiglia che non si cura di te!

Molto spesso, infatti e purtroppo, quando nella famiglia d’origine non vi è un bel clima, si sogna che qualcuno porti via la “bella” dalle grinfie della strega e dell’orco, ma in questa frenesia emotiva vige il mancato riconoscimento di se stessi, o meglio, si è appreso che ciò che è importante non è tanto ciò che una donna vuole ma accontentare l’uomo amato, perché lui “ha deciso di salvare me, dunque per lui devo fare qualsiasi cosa per non farlo dispiacere”.

Mi viene in mente quel caso di cronaca di qualche anno fa, in cui Lei fu salvata dal suo Lui dall’uomo che diceva di amarla ma che non le dava pace. Si, in effetti la salvò, la fece diventare la sua regina, ma al primo rifiuto, al culmine di una violenta lite, la uccise.

È importante che ogni giovane principessa impari a non attendere principi, ma ad essere lei stessa principessa e prode condottiero assieme. Che si insegni che dentro ogni donna ci sono tutti gli ingredienti possibili per ottenere quello che si vuole, senza necessariamente reclamare l’ausilio di terzi, che non c’è soddisfazione più grande nella vita che poter imbracciare le proprie armi e sporcarsi e lottare e vincere i propri dragoni!

Dr.ssa Deborah Giombarresi, psicoterapeuta

 

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