Carolina Marangio e la sua rilettura femminista dell’icona della Madonna

“Imago Virginis: Maria, dai Vangeli al grande schermo. Una rilettura femminista dell’icona della Madonna tra dogmi, apparizioni, arte e cinema”. E’ il titolo della tesi di laurea alla quale la 26enne vittoriese Carolina Marangio, che da anni vive e studia a Bologna, ha lavorato in occasione della conclusione del suo percorso di studi, lo scorso novembre. Un corso di laurea magistrale in Antropologia culturale ed etnologia dopo quella in Lettere Moderne, al termine del quale, da brava femminista, come lei stessa ama definirsi, ha voluto omaggiare Donne a Sud. La sua tesi è stata donata alla biblioteca dell’associazione ed è ora a disposizione di chiunque voglia leggerla, per mera curiosità o per provare a rivoluzionare alcune nozioni legate alla sfera religiosa, rileggendole, senza preconcetti, in chiave nuova e originale.

Carolina, perché la decisione di trattare un argomento così particolare in una tesi di laurea? Com’è maturata?

Onestamente, è stato un caso. Inizialmente avevo altri progetti in mente, con un altro docente al quale avevo proposto un paio di idee, e una di queste aveva più o meno a che fare con la Madonna. Ma sarebbe stato un lavoro completamente diverso, che non avrebbe avuto la Madonna al centro. Alla fine, mi sono rivolta ad un’altra professoressa, per la quale avevo già lavorato con una tesina sul Dramma Sacro di Vittoria, essendo lei docente di Religioni e Società. Quello che ho fatto è stato proporle l’idea che avevo sulla Madonna, su cui però, nel frattempo, avevo riflettuto, apportando un po’ di modifiche. Parlando con lei, è venuta fuori l’idea di dare un taglio femminista al mio lavoro, e quindi fare ricerca anche in questo senso. Quando si scrive una tesi, si parte con idee più o meno chiare, ma è studiando, leggendo e scrivendo che poi ne vengono fuori di nuove, magari insieme a nuove direzioni verso cui decidi di portare il tuo lavoro.

L’immagine della Madonna che viene fuori dal tuo lavoro è quella di una Madonna “moderna”, perfettamente adattabile ad ogni contesto, anche a quello social. Com’è possibile questo? L’abbiamo reso possibile noi?

È possibile perché la Madonna, così come i santi, Gesù e tutti personaggi della Bibbia, sono pur sempre frutto della mente e dell’attività umana. È partito tutto dagli uomini, dai fedeli, siamo noi che decidiamo il significato delle cose, degli idoli, delle icone. La loro importanza, la loro sacralità. Penso a Sorrentino, che ha dedicato il suo ultimo film a Maradona e lo ha chiamato “È stata la mano di Dio”. Tutto ciò che noi riteniamo sacro, poiché il senso di sacro lo attribuiamo noi, viene dietro a noi: se nel rinascimento la Madonna inizia ad essere rappresentata come facevano Raffaello o Leonardo, con le loro tecniche e i loro mezzi, impensabili per i primi cristiani, non vedo come e perché debba essere diverso per noi, le nostre tecniche e tecnologie, i nostri nuovi media e i nuovi attrezzi, impensabili per Caravaggio o Dalì. Perciò sì, la Madonna può essere social. Anzi, se non lo fosse sarebbe per ipocrisia o bigottismo.

Fede e devozione da un lato, femminismo e lotta per i diritti dall’altro: sembrano concetti e schieramenti contrapposti, strade separate e che non si possono incontrare e che fanno riferimento, infatti, a Maria i primi e ad Eva i secondi. Invece, secondo te, ci sono molti più punti in comune di quanto possa sembrare, e nel tuo lavoro ti soffermi proprio su questo aspetto…

Io penso che modernità, tecnologie e progressi non siano necessariamente sinonimo di ateismo. Non credo che la scienza ostacoli totalmente l’esistenza della religione. Ne consegue che io posso battermi per il mio diritto ad abortire pur pregando tutti le sante che meglio credo. Perché, a parer mio, sono due piani che non si incontrano. Questo modo di pensare colma già un po’ la distanza tra i due concetti che tu hai proposto. Dopodiché, da buona femminista, credo sia necessario difendere le scelte di tutte le donne, senza giudicarle. Non ci può essere un punto in cui il femminismo si ferma e dice: no, le donne musulmane portano il velo e si opprimono da sole quindi no; no, le donne trans non sono delle vere donne; no, però tu donna casalinga devi svegliarti perché non sei abbastanza emancipata. Il femminismo è per tutte e tutti. Questo penso abbia anche a che fare con l’idea erronea che si ha delle femministe, che sono donne che lavorano, non fanno figli, non si sposano, non credono, non si depilano, e che odiano ed escludono dalla loro causa tutto ciò che non assomiglia a loro. Perciò, qui io difendo la legittimità di una scelta, la scelta di una donna di rendere la propria vita importante solo attraverso una gravidanza. Un concetto che credo sia importante per rispondere a questa domanda è che la Chiesa ha usato per secoli il simbolo della Madonna come modello da proporre alle donne, un modello però umanamente irraggiungibile, come dico abbondantemente nella mia tesi. È perciò contro le donne. Così come Eva, che la Chiesa usa invece come monito, sempre nei confronti delle donne, ed è anche lei perciò contro le donne. E siccome l’idea che ci siano donne contro altre donne (qualunque cosa facciano) mi disturba e mi dà fastidio, soprattutto se non sono donne senzienti ma simboli e, come dicevo prima, decidiamo noi l’importanza e il significato delle cose, ho voluto ribaltare questa struttura, conferendo ad entrambe nuovi valori. E allora Maria è una donna che, al contrario da quello che ci si aspettava nel suo contesto storico e sociale, accetta una gravidanza senza essere maritata, senza sentire l’esigenza di consultare il padre o il marito, che era quello che la legge ebraica richiedeva. Giuseppe, saputa la notizia, vuole “ripudiarla in segreto”. Ma Maria sa che il figlio che da lei nascerà sarà l’inizio di una nuova era, perché sarà l’uomo nuovo. Eva disobbedisce a Dio, ma lo fa per la conoscenza, perché anche lei vuole che le cose cambino, come Maria. E quando Dio compare ai due progenitori, dopo che entrambi mangiano dalla mela, quello che Adamo fa è dare la colpa ad Eva, di una cosa che però ha fatto anche lui. Quindi, entrambe sono, in un certo senso, tradite dal compagno, o comunque dall’uomo della loro vita. Entrambe vogliono più di quello che hanno già e vogliono cambiare la realtà in cui vivono.

Perché l’idea di regalare una copia del tuo lavoro a Donne a Sud? Qual è il messaggio che ti piacerebbe lanciare tramite questa iniziativa?

Ovviamente, il messaggio è di tipo femminista e questo è il motivo per cui ho scelto Donne a Sud. Dietro la mia tesi c’è una ricerca attraverso le disparità di genere strutturali interne al sistema religioso, c’è la volontà di ribaltare un paradigma che mira sempre a sminuire le donne da tutti i lati, c’è anche il desiderio di liberare la Madonna dalla griglia interpretativa patriarcale; mi sembrava il minimo regalare una copia anche all’associazione, visto che si batte per le stesse cose, e anche perché così magari ci sarà qualcuno o qualcuna che apprezzerà questa idea che mi sono fatta della Santa Vergine.

Complimenti Carolina, tanti auguri per il tuo futuro un sentito ringraziamento da parte di tutte le Donne a Sud!

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