Perchè avremmo voluto una donna alla Presidenza della Repubblica

Ad ogni elezione del Presidente della Repubblica si ripropone la questione della “Presidente Donna”.

Questa volta, addirittura, molte donne della cultura e dello spettacolo hanno firmato un documento per chiedere alle forze politiche che il nuovo Presidente fosse una donna. Non si tratta di una richiesta nuova. Nel 1999 la leader dei radicali, Emma Bonino, fece un passo avanti per la presidenza e si creò un comitato a suo sostegno, ma fu eletto Ciampi.

In occasione di questa elezione vi è stata addirittura una rosa di quattro nomi: la Guardasigilli Marta Cartabia, la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, la prima donna alla guida dei servizi segreti Elisabetta Belloni e la ex Ministra della Giustizia Paola Severino.

Nel toto nomi pre – elezioni, la domanda che tutti, o forse è meglio dire molti, ci siamo posti è stata se questo era finalmente il momento giusto per avere una donna Presidente della Repubblica…ma una donna chi? Per quanto non sia giusto chiedere la presenza di una donna al Quirinale solo perché donna, è altrettanto evidente che serva un esempio per rompere il soffitto di cristallo. È, quindi, il tempo di spalancare la porta del Quirinale a nomi e cognomi di donne competenti.

Il mondo è costruito per essere a misura di uomo. Se questa frase appare troppo “da femminista” forse è il caso di citare le criticate quote rosa. Sì, quella percentuale di rosa, cioè di donna, all’interno dei tavoli politici, delle grandi società e persino di una pizzeria con la certificazione per le aziende della parità di genere. Meglio non aprire un dibattito sul rosa come colore da donna, perché rischiamo di andare indietro di 200 anni, quando il rosa era il colore maschile per eccellenza dopo il rosso. No, il problema delle quote rosa è che sono un ritaglio, un contentino nello spazio solitamente abitato dagli uomini.

Va detto! In 76 anni di Repubblica, alle donne le pari opportunità sono mancate eccome. I numeri sono quelli che sono: pochi e deludenti. Tre è il numero di donne che hanno ottenuto la terza carica dello Stato: Nilde Iotti, Irene Pivetti e Laura Boldrini. Uno è il numero delle donne alla presidenza del Senato: Maria Elisabetta Alberti Casellati nel 2018. Numeri che si rispecchiano anche nel resto dei ruoli apicali, non solo nella politica, ma anche nelle aziende.

Come accade sempre quando si parla di donne  le aspettative sono molte, a partire da quelle simboliche per il femminismo. Ma chi sono le donne (con nomi e cognomi) adatte a questo ruolo? I nomi e i cognomi proposti non mancano: da Emma Bonino a Rosy Bindi, da Letizia Moratti ad Anna Finocchiaro.

Noi vorremmo essere orgogliose non solo di avere una donna come Presidente della Repubblica, ma di avere una donna Presidente della Repubblica capace di rappresentare i diritti civili e la parità di genere, capace di rappresentare gli italiani e le italiane.

Avv. Rossana Caudullo

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