In Iran, alunne avvelenate nelle scuole: “E’ intenzionale” ammette il viceministro

Mentre in Italia infuria la polemica sulle responsabilità della morte di tanti migranti nel mare di Crotone, nulla si sa delle bambine che sono state avvelenate in Iran nelle scuole della citta di Qom. Dalla fine di novembre, sui media locali è trapelata la notizia di casi di avvelenamento respiratorio di centinaia di bambine, tutte di circa 10 anni, nelle varie scuole della città. Secondo l’agenzia Irna i genitori, il 14 febbraio, si sono riuniti davanti al governatorato della città per chiedere spiegazioni. La città di Qom è una delle principali città sante iraniane, nonché centro studi religiosi sciiti in Iran.

Il viceministro della Salute iraniano, Youness Panahi, ha ammesso che “l’avvelenamento è stato intenzionale”. “È emerso che alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse”. Così riporta l’agenzia giornalistica IRNA (Islamic Republic News Agency),

Sappiamo, per il momento, che l’avvelenamento è stato causato da “composti chimici disponibili non per uso militare, e non contagioso né trasmissibile”. Fino alla scorsa settimana in quattro città dell’Iran le giovani alunne di alcune scuole femminili si sono sentite male, dopo essere state a scuola. I funzionari iraniani hanno avviato le indagini: gli attacchi alle studentesse si configurano proprio come una “vendetta” pianificata”, un atto di “terrorismo biologico”, una vera e propria rappresaglia per le proteste contro l’hijab, diffuse nel paese.

Il dottore Homayoun Sameyah Najafabi, membro del comitato salute del parlamento iraniano, fuga ogni dubbio sulla casualità e conferma che l’avvelenamento delle studentesse in città quali Qom e Borujerd, centri islamici, è intenzionale. Un dottore, esperto in avvelenamenti, che preferisce rimanere anonimo, rivela al quotidiano Guardian che l’agente ritrovato nelle ragazze ricoverate è un organo fosfato debole. I sintomi riscontrati sono quelli comuni da avvelenamento: nausea, mal di testa, tosse, difficoltà respiratorie, palpitazioni e stati di sonnolenza acuta. In decine di casi sono stati necessari brevi ricoveri in ospedale. Il medico conclude che il movente è spaventare le simpatizzanti alle proteste contro le restrizioni dei pasdaran, attraverso l’azione intimidatoria di gruppi di estremisti islamici provenienti da dentro e fuori il paese.

L’obiettivo immediato è stato raggiunto: le ragazze non vanno a scuola. Un insegnante di Qom, a 150 km a sud di Teheran, ha dichiarato che su 250 alunne solo 50 sono tornate a scuola e che dopo le proteste dei genitori alcune scuole sono state chiuse per accertamenti.

Le ultime notizie non rassicurano. Lo scorso 26 febbraio, il vicegovernatore della provincia del Lorestan, Majid Monemi, ha affermato che 50 studentesse di una scuola superiore di Borujerd, nell’Iran occidentale, sono state nuovamente avvelenate. Secondo quanto riportato su Twitter dalla giornalista Fereshteh Sadeghi, l’avvelenamento a Borujerd avrebbe interessato altri istituti scolastici, compresa una scuola superiore maschile, e le giovani intossicate sarebbero oltre 250.

Dunque, quelle che il ministro dell’Istruzione, Youssef Nouri, aveva bollato come “voci” di avvelenamento, in quanto le ricoverate erano affette da altre patologie, vengono continuamente smentite e sono più reali dello stesso regime.

Quando le donne disubbidiscono ad un regime patriarcale oppressivo e totalitario, gli uomini scendono così in basso da diventare artefici di complotti tenebrosi e surreali.

Avv. Rossana Caudullo

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